Negozio di BitTorrent

Negozio di BitTorrent
da www.lastampa.it
Se possibile, da oggi c’è ancora un po’ più di confusione su Internet. BitTorrent (www.bittorrent.com), la società dietro a una delle tecnologie di filesharing più diffuse sul Web, aprirà nelle prossime ore un negozio sul quale sarà possibile acquistare film, serie televisive, video musicali. Con il benestare di Hollywood e delle major discografiche.

Il servizio, che prenderà il nome di BitTorrent Entertainment Network, esordirà con un catalogo di tremila opere, tra film e serie tv. I titoli saranno di primissimo piano: da Superman Returns a Mission: Impossibile III, da Una scomoda verità (il documentario ambientalista sponsorizzato da Al Gore e fresco vincitore di un Oscar) a 24, il popolare telefilm con Kiefer Sutherland.

Le serie tv e i videoclip musicali si potranno scaricare e conservare per sempre sul proprio pc, spendendo 1,99 dollari a titolo. Più complesso il discorso per quanto riguarda i film. Le opere più recenti costeranno 3,99 dollari, quelle più vecchie 2,99, ma entrambe saranno disponibili solo “a noleggio”. Dopo aver scaricato il film, si avrà un mese di tempo per vederlo. E una volta cominciato, bisognerà finirlo entro 24 ore.

Queste sono solo alcune delle limitazioni fissate dai produttori di Hollywood per concedere a BitTorrent il proprio prezioso catalogo. Un’altra voce, decisamente classica, è quella dei Digital Rights Managements. I film scaricati dal negozio saranno protetti dal sistema di Windows Media Player 11, che impedirà all’utente di farne un uso non autorizzato (per esempio, guardarli dopo la “scadenza” del noleggio o passarli a un altro pc o metterli in circolazione su Internet).

Per l’azienda fondata da Bram Cohen è di sicuro un grande successo. Più o meno tutte le altre compagnie che hanno tentato di cavalcare l’onda corsara del P2P oggi sono state costrette a chiudere i battenti (Napster è diventata legale, ma ormai non c’entra più niente – anche a livello aziendale – con la vecchia società). Lavorando di diplomazia, Cohen è riuscito non solo ad evitare le mannaie legali, ma addirittura a chiudere un accordo con la titubante Hollywood.

Anche per le major, l’esperimento potrebbe rivelarsi fruttifero. Se non altro nell’acquisire una maggiore consapevolezza sulle potenzialità del peer-to-peer. Sfruttando la tecnologia di BitTorrent, i film potranno essere distribuiti a grandissima velocità e risparmiando anche sui costi di banda (in fondo, con il P2P si utilizzano le bande di connessione dei singoli utenti connessi al network: e più sono, più si va veloci). Il BitTorrent Entertainment Network potrebbe insomma essere il primo passo verso quel "filesharing legalizzato" di cui si parla tanto da anni ma che per ora non ha ancora visto la luce.

Anche così rimangono però molti dubbi, a cominicare da quello più classico: la concorrenza dei network gratuiti e illegali. Sebbene BitTorrent ufficialmente osteggi la circolazione non autorizzata di opere protette da diritto d’autore, la tecnologia che porta il suo nome è ormai diffusissima sul Web, slegata dalla casa madre, ed è diventata lo standard per la condivisione in filesharing di film, telefilm, videogiochi e altri file di grandi dimensioni.

E questa alternativa “pirata”, oltre a essere preferita dalla stragrande maggioranza degli utenti di Internet, viene ormai condotta sempre più alla luce della sole. Basti pensare allo sfacciato esempio di Oscar Torrents, un portale che nelle scorse settimane ha aiutato migliaia di utenti a scaricare e votare (ovviamente senza autorizzazione dei produttori) i film candidati agli Oscar, per di più privi di qualsiasi protezione, limitazione di consumo o scadenza. La sua storia è stata ripresa da tutti i maggiori quotidiani e siti d'informazione internazionali, La Stampa compresa.

I DRM rimangono il pomo della discordia. “I nostri partner hanno chiesto che i loro film venissero protetti”, ha spiegato Ashwin Navin, presidente di BitTorrent. “Sono prudenti, visto che si tratta di un nuovo modello di distribuzione. Ma appena la domanda crescerà, probabilmente inizieranno a esplorare anche forme prive di DRM”. E’ proprio quella la leva – assieme al prezzo e alla ricchezza del catalogo – su cui il nuovo servizio dovrà probabilmente puntare per riuscire a decollare in un mercato attualmente in mano al P2P. Se non altro per non ripetere il lento stillicidio della musica digitale, un settore in cui i volumi di vendite legali - pur in crescita - sono ancora una minima percentuale rispetto al filesharing non autorizzato e dove ancora oggi si discute su quanto siano efficaci le protezioni DRM.
Postato da Fabio Mattis il 15/03/2007 10:09:40 in News dal Mondo | Scrivi Share/Save/Bookmark
 

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